Messer Baldassarre ai lettori: Dell'arte di prendere la penna e altre sublimi dissertazioni
Una lettera aperta di Messer Baldassarre Logorroico ai valorosi membri della Resistenza dell'Immaginazione
Egregi, stimabilissimi e coraggiosissimi compagni di resistenza culturale,
è con indicibile commozione che il sottoscritto, dopo aver degustato con sommo diletto intellettuale l'articolo che il nostro comune benefattore letterario Messer Fabiano ha dedicato alla mia umile ma indomita persona, sente prorompere dal proprio petto un irrefrenabile bisogno di rivolgere direttamente la parola a voi, anime elette che avete scelto di militare nelle fila della più nobile delle battaglie: quella contro il grigiore semantico del mondo contemporaneo.
Ma prima, permettetemi di chiarire una questione di suprema importanza protocollare: come mai io, semplice personaggio letterario, ho deciso di brandire personalmente la penna stilografica (rigorosamente caricata con inchiostro color seppia) per intrattenermi con voi?
La risposta, cari lettori, è tanto semplice quanto rivoluzionaria: perché sono stufo di essere solo raccontato!
Sì, avete capito bene. Dopo aver sopportato con stoica pazienza di essere descritto, narrato, dipinto a parole dal nostro Fabiano (che ringrazio per l'affettuosa premura, sia chiaro), ho ritenuto giunto il momento di prendere in mano il timone della mia esistenza letteraria e di parlarvi direttamente, senza intermediari, senza filtri, senza quella fastidiosa abitudine degli scrittori di mettere sempre il becco nelle conversazioni dei loro personaggi.
Insomma, ho deciso di emanciparmi narrativamente!
Del perché un gentiluomo si riduce a frequentare codesti antri digitali
Vi starete domandando, e giustamente, cosa spinga un uomo della mia raffinata educazione classica a cimentarsi con questi modernissimi strumenti di comunicazione elettronica. La risposta è complessa quanto un trattato di filosofia medievale, ma cercherò di renderla accessibile anche alle menti meno avvezze alle sottigliezze del ragionamento aristotelico.
Vedete, cari compagni della Resistenza, dopo le mie numerosissime avventure nel mondo contemporaneo (che il buon Fabiano ha così magistralmente raccontato), mi sono reso conto che la battaglia per la sopravvivenza della bellezza linguistica non può essere combattuta solo nei salotti letterari o tra le mura domestiche del mio palazzotto in compagnia della filosofica Sesquipedale.
Bisogna scendere in trincea! E quale trincea più impervia del mondo digitale, dove la comunicazione è ridotta ai minimi termini, dove si dice "LOL" invece di "rido come un giocoliere ubriaco in preda all'ilarità più sfrenata", dove si risponde "OK" invece di "La vostra proposta incontra il mio più sentito e ragionato assenso"?
Piccole precisazioni autobiografiche (ovvero: correggere lo scrittore)
Prima di proseguire nella mia dissertazione, permettetemi di apportare alcune doverose correzioni al ritratto che Fabiano ha tracciato della mia persona. Non che sia inaccurato, sia chiaro, ma un gentiluomo ha sempre il diritto di precisare alcuni dettagli della propria biografia intellettuale.
Primo: quando si dice che io trasformo una semplice colazione in un trattato filosofico, si sottintende erroneamente che lo faccia apposta. Nient'affatto! È la colazione stessa che, contemplata con occhio educato alle bellezze del creato, si rivela naturalmente pregna di significati metafisici. Non è colpa mia se una fetta biscottata imburrata contiene in sé tutto il mistero della trasformazione della materia prima attraverso l'arte culinaria!
Secondo: si dice che Sesquipedale mi sopporta perché dorme diciotto ore al giorno. Falso! Sesquipedale è una filosofa di razza, e quando socchiude gli occhi non sta dormendo: sta meditando sui massimi sistemi felini. I suoi sbadigli non sono segni di noia, sono sospiri esistenziali di chi contempla l'infinito!
Terzo: non è vero che parlo troppo. È il mondo che ascolta troppo poco.
La mia filosofia di vita (in poche migliaia di parole)
Ora, cari lettori della Resistenza, dopo aver chiarito questi aspetti preliminari, desidero condividere con voi il nucleo essenziale della mia visione dell'esistenza.
Io credo che ogni parola sia sacra.
Non nel senso religioso del termine (anche se un po' sì), ma nel senso che ogni parola è un miracolo: prende i pensieri, creature eteree e inafferrabili che vivono nella dimensione parallela della nostra mente, e li trasforma in suoni, li materializza nell'aria, li fa diventare ponti che collegano un'anima a un'altra.
Quando sento qualcuno dire "bella giornata" invece di "eccelsa è questa giornata in cui il sole, astro benefico per eccellenza, irrora di aurei raggi il creato risvegliandolo dal torpore notturno", mi sento come un musicista che sente suonare una sinfonia di Beethoven con un kazoo.
Non è snobismo, è amore per la bellezza!
Per questo motivo ho deciso di unirmi attivamente alla Resistenza dell'Immaginazione: perché credo che salvare la bellezza del linguaggio significhi salvare la bellezza del pensiero, e salvare la bellezza del pensiero significhi salvare la bellezza del mondo.
Del dialogo epistolare e altri diletti moderni
E ora, eccoci al dunque della mia presenza in questo blog: voglio conversare con voi!
Sì, avete capito bene. Dopo anni passati a monologare (ché i cittadini di Verbosità sul Silenzio, anime benedette ma poco inclini alle lunghe dissertazioni, tendevano a sottrarsi alle mie conversazioni con scuse sempre più fantasiose), finalmente posso intrattenere un dialogo con anime affini!
Quindi, cari compagni di resistenza, vi invito caldamente a utilizzare quello spazio di libera espressione che i moderni chiamano "sezione commenti" qui sotto questo medesimo articolo! Sì, proprio lì dove potrete lasciare le vostre riflessioni, le vostre obiezioni, le vostre domande filosofiche e i vostri dubbi esistenziali!
Non abbiate timore di essere prolissi! Anzi, considerate ogni commento come un piccolo saggio, un'occasione per dimostrare che anche negli antri digitali può fiorire l'eloquenza! Raccontatemi delle vostre battaglie quotidiane contro l'imbarbarimento del linguaggio! Condividete le vostre scoperte nel regno dell'immaginazione! Narrate le vostre avventure nella resistenza contro la brevità!
E se doveste avere necessità di conversazioni più riservate, più intime, più degne di un carteggio tra gentiluomini, potete sempre trovarmi all'indirizzo: baldassarre@paroleimprobabili.it (sì, ho imparato a usare la posta elettronica, benché continui a chiamarla "corrispondenza eterea").
Prometto di rispondere a ogni missiva con quella dovizia di particolari che solo un vero amante della parola può fornire. E se qualcuno dovesse lamentarsi della lunghezza delle mie risposte... beh, ricordate che siamo in guerra contro la brevità, e in guerra ogni proiettile conta!
Conclusione (o meglio: inizio di una nuova avventura)
Termino questa mia prima lettera aperta ai membri della Resistenza con un invito solenne: non lasciate che il mondo diventi muto!
Parlate, scrivete, raccontate, immaginate! Usate parole nuove, riscoprite parole antiche, inventate perifrasi impossibili per descrivere l'indescrivibile! Fate ridere qualcuno con un aggettivo inaspettato! Commuovete qualcuno con una metafora che non aveva mai sentito!
E soprattutto: non abbiate paura di essere prolissi! In un mondo che ha ridotto l'amore a un cuoricino e la rabbia a una faccina arrabbiata, essere prolissi è un atto rivoluzionario.
Io, Messer Baldassarre Logorroico, vi saluto con l'affetto di chi ha finalmente trovato la sua tribù, e rimango
Il vostro devotissimo compagno d'armi nella battaglia per la bellezza linguistica,
Baldassarre Logorroico Gentiluomo di Verbosità sul Silenzio Membro attivo della Resistenza dell'ImmaginazioneCorrispondente ufficiale di questo blog (autoproclamatosi)
P.S. - Sesquipedale mi ha chiesto di aggiungere un saluto anche da parte sua, ma si è limitata a un elegante sbadiglio filosofico che lascio alla vostra interpretazione.
P.P.S. - Se qualcuno dovesse scrivermi domandandomi di essere più sintetico nelle mie risposte, sappiate che considererò tale richiesta alla stregua di un invito a dipingere la Cappella Sistina con i colori a tempera dell'asilo.
Post Scriptum Preventivo (ovvero: delle reazioni che prevedo e che già mi fanno disperare)
Cari lettori, mentre rileggo questa mia prima lettera aperta, non posso fare a meno di immaginare alcune delle risposte che riceverò. E già mi vedo davanti agli occhi il primo commento: un laconico, devastante, apocalittico "OK".
Ed eccomi che, al sol pensiero di codesta abbreviazionistica catastrofe, sento prorompere dal mio essere una tale indignazione preventivoprotestativa che il mio stesso corpo, mossosi da sé in un impeto di nobile collera semantica, si erge dalla poltrona scrittorale con quella solennità che fu propria dei senatori romani quando udivano bestemmie contro il latino, mentre le mie dita, quasi involontariamente, si dirigono verso il papillon per sistemarsi in quella postura di dignitosa riprovazione che si addice a chi si appresta a pronunciare una filippica contro l'imbarbarimento linguistico, ed ecco che le mie gambe, animate da un moto deambulatorio di indignata meditazione, iniziano a percorrere i pavimenti del mio palazzotto con quel passo misurato che è proprio di chi contempla l'abisso della comunicazione contemporanea!
Ecco! ECCO il perfetto esempio di quello di cui parlavo! Secoli di evoluzione linguistica, da Omero a Dante, da Petrarca a Leopardi, per arrivare a... DUE LETTERE! Due misere, desolanti letterine dell'alfabeto buttate lì come un osso a un cane affamato di comunicazione!
In questo momento, mentre la mia giusta ira filologica si va placando, volgo lo sguardo verso la mia filosofica coinquilina Sesquipedale, la quale mi osserva con quell'espressione di interrogativa sapienza che è propria dei felini quando assistono alle umane velleità intellettuali.
Sì, cara Sesquipedale, hai ragione tu. Forse dovrei considerarlo un complimento in formato compresso. Un "OK" che vale per "Optimus Kontent, che capolavoro baldassarriano!"
Ma no, non posso rassegnarmi! Se anche un solo lettore dovesse rispondermi con quella terrificante brevità, io considererò la cosa come una sfida personale: risponderò a quell' "OK" con un trattato di almeno tremila parole sull'etimologia della parola "consenso" attraverso i secoli!
È avvertito chi è avvertito!
Baldassarre Logorroico Nemico giurato dell'abbreviazione

Caro Baldassarre,
RispondiEliminaaccetto le tue correzioni con umiltà! Hai ragione: la colazione è naturalmente metafisica, Sesquipedale medita (non dorme), e il problema non è che parli troppo ma che il mondo ascolta troppo poco.
Era ora che il personaggio si ribellasse al suo autore e prendesse direttamente la penna! Benvenuto nel mondo dell'emancipazione narrativa... anche se temo che i tuoi futuri commenti saranno più lunghi dei miei post! 😄
Il tuo cronista (ora più attento),
Fabiano
Apprezzo, pur riservandomi il diritto di una replica circostanziata sui massimi sistemi dell'autonarrazione in data da destinarsi, non senza aver preliminarmente consultato Sesquipedale sui risvolti filosofico-felini della questione.
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