PRIMO PREMIO a Monte del Lago! "Caro Sasso" vince!
Il sasso che ha fatto ridere Stefano Fresi
(ovvero: quando il surreale diventa realtà)
Cari amici che avete atteso gli "aggiornamenti verbosi",
eccomi: rientro da Monte del Lago (Magione) con un trofeo che sembra un cristallo geologico (coincidenze?) e una storia che nemmeno io avrei saputo inventare.
PRIMO CLASSIFICATO al Premio Vittoria Aganoor Pompilj con "Caro Sasso".
Sì, avete letto bene: ho vinto scrivendo una lettera a un minerale.
LA SERATA
Monte del Lago è uno di quei borghi sospesi tra realtà e sogno, dove anche i lampioni sembrano voler raccontare storie. Il posto perfetto per premiare uno che parla coi sassi.
La giuria - Mino Lorusso, Viviana Picchiarelli, Marilina Giaquinta, Fabio Versiglioni, Giuliana Zagra, Elena Zuccaccia - aveva davanti lettere e racconti bellissimi: testi che parlavano di frenesia con grazia, profondità, stile.
E poi c'era la mia: la storia di un geologo ubriaco che scrive a un sasso.
QUANDO IL DESTINO FA LETTERATURA
Un attore sale sul palco e legge integralmente il mio racconto: voce perfetta, ritmo impeccabile. Il mio geologo barcollante prende vita, le 847 email rimbombano, il sasso diventa filosofo. Il pubblico ride, si commuove, ride ancora.
Poi, nel dopo: "Sai, mio padre era geologo."
Capite? L'universo aveva scelto proprio il figlio di un geologo per dare voce al mio geologo immaginario. Se non è magia questa, se non è il surreale che si autogenera, allora non so cos'altro sia.
IL MOMENTO DELL'ANTIBIOTICO
Quando chiamano il mio nome, sono incredulo quanto la seconda classificata. Mi alzo con le gambe molli e dico poche cose.
Ringrazio la giuria "per aver trovato, nella lettera di un ubriaco a un sasso, qualcosa che valesse la pena premiare".
Parlo della mia insofferenza per la frenesia, questa corsa infinita verso il nulla che ci consuma, e della mia terapia: il surreale terapeutico. "Mi illudo di curare il male di vivere con dosi massicce di metafore e racconti impossibili."
Poi esce la battuta che non avevo preparato:
"Anche se mia moglie, che è farmacista, mi ricorda sempre che non tutto si cura con le metafore. A volte serve anche l'antibiotico."
BOOM.
Risate del pubblico. E una risata tonante, di gusto, dalla prima fila: Stefano Fresi (tra i protagonisti di "Smetto quando voglio"; in "Romanzo Criminale" era Il Secco).
QUANDO L'ATTORE TI CERCA
Nel dopo-premiazione, Fresi mi raggiunge: "Lettera bellissima. Ho riso tanto."
Ridiamo insieme di alcuni passaggi. È genuinamente divertito da questa storia di un geologo che sa tutto delle pietre ma "non sa un cavolo di come si vive".
Mi fanno i complimenti anche il sindaco e il vicesindaco. Il borgo intero sembra aver adottato il mio sasso.
LA RISPOSTA ALLA AGANOOR
Vittoria Aganoor scriveva: "Nella inerzia che mi tiene tuttavia, la vostra attività mi sembra anche più portentosa. Ma come reggete a una vita simile?"
La mia risposta l'ho trovata qui: non la reggiamo.
Ma possiamo trasformarla in letteratura. Possiamo ridere della nostra frenesia. Possiamo scrivere lettere ai sassi e, talvolta, vincere premi. Possiamo far ridere Stefano Fresi con una battuta sull'antibiotico.
Il mio geologo sceglie la lentezza minerale contro la velocità digitale. Sceglie di "barcollarsi addosso" piuttosto che correre nel vuoto. E alla fine, questa sua inerzia resistente vince.
RINGRAZIAMENTI
Ai miei lettori, che mi seguono tra personaggi impossibili e sassi filosofi.
A chi crede che la letteratura possa essere una medicina.
Alla giuria, che ha visto oltre l'apparente follia di un dialogo con un minerale.
A Monte del Lago, che ora custodisce un pezzetto del mio surreale.
E al sasso: che sta ancora sul comodino del mio geologo, impassibile, mentre io faccio tutto questo casino per un premio.
Lui, il sasso, se ne frega altamente.
Ed è proprio per questo che è il mio maestro.
Grazie per l'affetto e il supporto. Il surreale terapeutico continua.
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