"Caro Sasso" - Estratto del racconto vincitore del Premio Aganoor Pompilj

Uomo seduto sul letto che contempla un sasso sul comodino con fumetto che dice: Volevo essere un poeta delle rocce, sono diventato un burocrate dei sassi

 

Caro Sasso, (o dovrei dire Egregio Frammento Sedimentario di probabile origine calcarea, epoca giurassica, composizione mineralogica mista con tracce di quarzo e calcite, ma va bene anche Sasso),

stamattina ti ho trovato sul mio comodino e non ricordo come ci sei finito. L'alcool fa brutti scherzi, ma non così brutti da farmi dimenticare di aver portato a casa un pezzo di banchina. Eppure eccoti qui, accanto alla sveglia che non suona mai perché sono sempre in ritardo comunque.

Ti scrivo queste righe perché parlare a voce con un sasso mi sembrerebbe davvero troppo, anche per i miei standard.

Ti guardo e penso: tu esisti da 150 milioni di anni. Io da 40 e mi sento già fossile.

Sai cosa ho fatto ieri? Ho ricevuto 847 email. Ottocento-quaranta-sette. Le ho contate mentre bevevo il quarto caffè delle nove del mattino. "URGENTE", "SCADENZA IMPROROGABILE", "ENTRO OGGI", "PER IERI". Un bombardamento di parole che esplodono come fuochi d'artificio in un cimitero di neuroni.

Tu invece... tu te ne stai lì. Fermo. Imperturbabile come un Buddha di granito che ha fatto pace con l'universo.

Io so tutto di te, tecnicamente parlando. La tua struttura cristallina, la tua composizione chimica, il processo di metamorfismo che ti ha plasmato quando i dinosauri giocavano ancora a nascondino con la preistoria. Conosco la pressione che hai subito, le temperature che hai sopportato, i millenni che hai attraversato come un nuotatore che attraversa l'oceano del tempo a rana.

Ma non so un cazzo di come si vive.

Volevo essere poeta delle rocce, sono diventato burocrate dei sassi.

[...]

Ti invidio, sai? Invidio la tua capacità di stare. Semplicemente stare. Senza dover dimostrare nulla, senza scadenze, senza urgenze. Tu pratichi da 150 milioni di anni quello che i guru vendono a 50 euro l'ora: la presenza mentale.

Forse dovrei imparare da te. Forse dovrei trasformarmi in pietra anch'io. Diventare un geologo-sasso, una roccia vivente che osserva il mondo frenetico con la serenità di chi sa che tutto passa, anche la fretta.

Resterai qui sul mio comodino? Sarai il mio maestro zen di granito, il mio guru calcareo, il mio filosofo fossile?

Perché ho bisogno di qualcuno che mi insegni l'arte dell'immobilità, il segreto della lentezza, la saggezza del restare fermi mentre il mondo impazzisce intorno.

Con affetto sedimentario, Il tuo geologo domestico più lento di una deriva continentale

P.S. - Se qualcuno ti chiede come sei finito qui, di' che sei venuto per un consulto esistenziale. È più dignitoso che ammettere che ti ha rapito un ubriaco sentimentale.


Leggi ancora:

Baldassarre Logorroico intervista Fabiano Pirozzi dopo la vittoria al Premio Aganoor Pompilj con "Caro sasso"

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