"Il Veleno dell'Anima" - Quando un lupo grigio scopre che l'antidoto al veleno è dentro di noi
C'è un lupo che balla il tango con la natura morente. C'è un bosco che ha dimenticato come si fa a essere bosco. C'è una scatola di morte vestita da cibo. E poi c'è un'idea, così potente da far ricrescere i peli a un sasso e far ballare la samba a un fungo.
Il Veleno dell'Anima è nato da una rabbia dolce, quella che non urla ma sussurra, quella che non spacca ma ricostruisce. È nato pensando agli animali avvelenati, a quelle scatole-trappola lasciate nei boschi come se la morte fosse un regalo. Ma è anche nato dalla certezza che l'antidoto esiste, ed è già dentro di noi: basta avere il coraggio di piantarlo.
Questo racconto ha vinto un premio letterario nel 2024, ma la vera vittoria sarebbe se riuscisse a piantare un seme anche in voi. Non un seme qualunque: un'idea così assurda da sembrare vera, così vera da sembrare assurda.
Buona lettura, cari amici umani e non umani.
C'era una volta un bosco che non c'era più. O meglio, c'era ancora, ma gli alberi avevano perso la voglia di fare ombra e gli animali avevano smesso di fare gli animali. Perché? Perché qualcuno aveva deciso di fare il cattivo, ma non il cattivo delle fiabe, no! Il cattivo paradossale, quello che non ha corpo ma pesa come un macigno sull'esistenza del bosco.
Lì, tra i cespugli che non sapevano più cespugliare e i fiori che avevano dimenticato come si fa a fiorire, viveva un lupo di nome Grigio. Grigio non perché fosse grigio, ma perché era l'unico colore che gli era rimasto dopo che tutto il resto era scomparso.
Un giorno, Grigio decise di fare una passeggiata, ma non una passeggiata qualunque. No, voleva fare una passeggiata che fosse un passo avanti, un passo di lato, un passo indietro e poi due salti in avanti. Insomma, una passeggiata che fosse un ballo, un tango con la natura.
Ma mentre ballava il suo tango silvestre, Grigio inciampò in qualcosa. Non era una radice, non era un sasso, non era nemmeno un'idea caduta dal cielo. Era una scatola. Una scatola piena di morte vestita da cibo.
«Che strano», pensò Grigio, «da quando in qua la morte si veste per andare a cena?». E poi capì. Capì che qualcuno stava cercando di mettere il punto finale alla frase della vita, ma senza aver letto tutto il libro.
Grigio si sedette, cosa che i lupi non fanno mai, ma lui lo fece perché voleva guardare il mondo da un'altra prospettiva. E da lì, seduto come un umano ma pensando come un lupo, ebbe un'illuminazione. Non un'illuminazione elettrica, sia chiaro, ma un'illuminazione ecologica, sostenibile, rinnovabile.
«Se il veleno è il problema», ragionò Grigio, «allora l'antidoto deve essere la soluzione. Ma quale antidoto può curare un'anima avvelenata?».
E così Grigio si mise a cercare. Cercò tra le foglie cadute che non volevano più rialzarsi, cercò tra i sassi che avevano smesso di rotolare, cercò persino nelle nuvole che passavano basse basse perché avevano paura di volare troppo in alto.
Finalmente, lo trovò. L'antidoto era lì, davanti ai suoi occhi, ma non poteva vederlo perché non era una cosa, era un'idea. Un'idea così potente che poteva far ricrescere i peli a un sasso e far ballare la samba a un fungo.
L'idea era semplice: amare. Amare non solo chi ti ama, ma amare anche chi non sa amare. Amare non solo la bellezza, ma anche la bruttezza finché non diventa bella. Amare non solo la vita, ma amare la vita così tanto da non poter nemmeno pensare di toglierla a qualcun altro.
Grigio prese questa idea e la piantò. La piantò nel terreno avvelenato, la innaffiò con lacrime di gioia (che sono molto più efficaci delle lacrime di tristezza, ve lo assicuro) e aspettò.
E sapete cosa successe? Il bosco cominciò a risvegliarsi. Gli alberi si stiracchiarono come se avessero dormito per cento anni, i fiori si misero il rossetto e iniziarono a flirtare con le api, e gli animali... beh, gli animali tornarono a fare gli animali, che è il lavoro più importante del mondo.
E Grigio? Grigio diventò famoso. Non il tipo di famoso che appare in TV o sui giornali. No, diventò famoso tra gli alberi, che sussurravano il suo nome ogni volta che il vento passava tra le loro foglie. Diventò famoso tra i fiumi, che cantavano ballate su di lui mentre scorrevano verso il mare. Diventò famoso tra le stelle, che decisero di formare una nuova costellazione in suo onore: Il lupo che danza con l'amore.
E così, cari amici umani e non umani, ricordate: il veleno più potente non è quello che uccide il corpo, ma quello che avvelena l'anima. E l'antidoto? Beh, l'antidoto è lì, dentro di voi. Dovete solo avere il coraggio di usarlo.
Perché, come direbbe Grigio se potesse parlare (e chi dice che non può?): «Non avveleniamoci l'un l'altro, avveleniamoci d'amore invece. È l'unico veleno che più ne prendi, più ti fa bene!».
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