Epilazione dell'Anima
Ovvero: quando un taglio di capelli diventa un'odissea metafisica
Cari resistenti dell'immaginazione,
oggi vi porto in un luogo assolutamente ordinario: la bottega del barbiere. Quel luogo dove, di solito, si va per sistemare l'apparenza. Ma cosa succede quando a varcare quella soglia è Messer Baldassarre Logorroico, l'uomo che ha trasformato la verbosità in una forma d'arte?
Preparatevi a un viaggio che parte da un semplice "Come li tagliamo?" e arriva fino all'epilazione dell'anima. Perché nella Resistenza dell'Immaginazione, anche un taglio di capelli può diventare una questione esistenziale di primaria importanza filosofica.
E mentre là fuori il mondo si accontenta di tagli alla moda e barbe hipster, noi ci chiediamo: ma si possono davvero strappare via i rimorsi con la ceretta?
Il povero Tonio, barbiere di professione e martire per vocazione, sta per scoprire che esistono clienti capaci di trasformare una seduta dal parrucchiere in un monologo shakespeariano, un trattato di filosofia del pelo, un'epopea follicolare che avrebbe fatto impallidire Omero (se Omero avesse scritto di barbieri invece che di guerre).
Sedetevi comodi, ma non troppo perché, come Tonio scoprirà presto, certe sedute non finiscono mai davvero.
Epilazione dell'Anima
Il barbiere Tonio lo vide entrare e si pentì amaramente di non aver chiuso cinque minuti prima. Anzi, di non aver chiuso la settimana precedente. Anzi, di avere aperto vent’anni prima.
Alto, con un cappotto fuori stagione che sembrava rubato a un intellettuale di fine Ottocento, la sciarpa annodata come un cappio poetico e gli occhi stracolmi di frasi che premevano per uscire come acqua da una diga lessicale in procinto di cedere, eccolo lì: Messer Baldassarre Logorroico, il terrore parlante di Verbosità sul Silenzio.
"Desidera?" chiese Tonio con voce tremula, già tradita dal sudore che iniziava a imperlargli le tempie come rosario di terrore professionale.
"Desiderare? Oh, mio caro cesellatore di chiome! Io non desidero, io ardo! Io anelo! Io imploro supplichevole che questa foresta di cheratina morta che incorona il mio cranio pensante venga cesellata, scolpita, liberata come un pensiero contorto di Kierkegaard in preda alla febbre esistenziale dopo aver bevuto troppo caffè danese!"
Tonio fece un cenno rassegnato con il pettine, quello stesso pettine che in quel momento gli sembrava pesare come l'intera Enciclopedia Treccani. La rassegnazione, dopotutto, è la forma più evoluta di professionalità quando hai a che fare con clienti che parlano come dizionari impazziti.
"Come... come li tagliamo?" balbettò, sapendo già che si stava inoltrando in territorio nemico.
"Tagliamo? TAGLIAMO?" Baldassarre si alzò dalla poltrona come investito da un'epifania. "Mio caro Tonio, tu non comprendi! Non vogliamo tagliare, vogliamo liberare! Non desidero un taglio, bramo un'epifania estetica! Una sfumatura, sì, ma non decisa da me: decisa dall'Universo stesso, da quella forza cosmica che fa crescere i capelli come pensieri involontari sulla nuca della Terra!"
E fu così che il rasoio iniziò il suo canto metallico, e le parole di Baldassarre, come mosche filosofiche intorno a una marmellata esistenziale, non smisero mai di ronzare. Parlò della memoria impressa nei ciuffi ("Ogni ricciolo è un ricordo fossilizzato!"), di amori finiti a colpi di forbici ("La mia ex Brunilde aveva capelli color tramonto, e quando se ne andò, mi lasciò solo il ricordo delle sue ciocche sui miei vestiti!"), di rimpianti incastrati nei nodi dei capelli come segreti che si aggrovigliano nell'anima.
Tonio tagliava e respirava profondamente, come un sub durante un'immersione linguistica negli abissi della verbosità, cercando disperatamente bolle d'aria di silenzio che non arrivavano mai.
"Sa, maestro dei follicoli," continuava Baldassarre mentre i suoi capelli cadevano sul grembiule come foglie secche di un autunno cerebrale, "la mia gatta Sesquipedale mi ha fatto capire che i peli sono antenne della sensibilità! Lei si lecca per ore, non per pulizia, ma per comunicare telepaticamente con l'universo felino!"
Tonio annuì meccanicamente, pensando che forse era ancora in tempo per cambiare mestiere. Magari fare il minatore. Almeno sottoterra nessuno parla.
Quando l'ultimo capello cadde sul grembiule come un piccolo epitaffio cheratinico, Baldassarre si specchiò con la reverenza di chi contempla la Cappella Sistina.
"Tonio..." sussurrò con voce rotta dall'emozione, "tu non sei un barbiere. Sei un leviatano del cuoio capelluto! Un Tolstoj del pettine! Un Bach della sfumatura a forbice! Hai trasformato la mia capigliatura da giungla semantica in giardino zen!"
"Ecco, finito, va bene così?" chiese Tonio, mentre apriva furtivamente un cassetto e ingoiava una compressa per il mal di testa, pregando tutti i santi protettori dei barbieri che l'incubo fosse finito.
Ma Baldassarre si accarezzò la barba con aria pensierosa.
"Non possiamo fermarci qui, mio caro tricotomico amico."
"No..." sussurrò Tonio, sentendo l'abisso spalancarsi sotto i suoi piedi, ma era già troppo tardi.
"Guarda questa barba! È una selva retorica, un frammento di tragedia greca che cresce quotidianamente sul mio volto! È Eschilo che mi germoglia dalle guance! Tagliala, cesellala, ma lascia l'essenza! Fammi uomo, ma lasciami l'ombra poetica del centauro che sono!"
"Va bene, faccio anche la barba. Ma poi basta," sospirò Tonio, ormai rassegnato come un Sisifo della tosatura.
Tonio tagliò, rifinì, tosò, e rifletté brevemente su quanto mancasse alla pensione. Sedici anni, quattro mesi e dodici giorni. Li stava contando.
"Epilami anche l'anima."
Tonio si fermò, la lametta sospesa nell'aria come una domanda esistenziale.
"Scusi?"
"Sì, caro follicolare sciamano! Voglio l'epilazione dell'anima! Strappami i rimorsi, estirpa i dubbi come erbacce metafisiche! Ogni pelo una colpa, ogni strappo una rinascita! Voglio emergere da questa poltrona come Venere dalle acque, ma con meno schiuma e più significato!"
"Ehm... possiamo fare solo la ceretta al naso."
Baldassarre lo fissò come si fissa un monaco zen che custodisce il segreto del vuoto cosmico in un tubetto di crema depilatoria.
"Allora che sia il naso il portale simbolico della purificazione! Le narici come finestre dell'anima che devono essere libere da qualsiasi impedimento piloso alla respirazione spirituale!"
Tonio mise i guanti di lattice con la solennità di un chirurgo prima dell'operazione più delicata della sua carriera, scaldò la cera e si preparò a scalare tutti i gironi dell'inferno tricologico.
"Fermo, adesso. Non si muova."
"Fermo è il cuore di chi non osa! Ma sia, sarò statua, sarò marmo di Carrara! Sarò Davide di Michelangelo in versione da barbiere! Strappa pure questa vegetazione nasale! Strappa la mia interiorità ostruita!"
STAC.
Un urlo che svegliò i morti. Una lacrima che avrebbe fatto piangere gli angeli. Una redenzione che echeggiò ovunque a Verbosità sul Silenzio.
Baldassarre si alzò dalla poltrona, si guardò allo specchio, si piacque, si contemplò come un'opera d'arte di Caravaggio in versione barbershop. Tonio lo osservava con occhi vitrei, la camicia macchiata di cera, sudore e una vaga rassegnazione esistenziale.
"Tonio!" proclamò Baldassarre con voce solenne, "oggi non mi hai solo tagliato i capelli. Mi hai restituito una nuova identità verbale. Hai operato una rinascita cheratinica della mia persona! Quando tornerò a casa, persino Sesquipedale noterà questa metamorfosi follicolare!"
Tonio, in un silenzio che sembrava una preghiera muta, si mise una seconda compressa per il mal di testa in bocca e iniziò a contare: sedici anni, quattro mesi, undici giorni, ventidue ore e quaranta minuti alla pensione.
Baldassarre uscì dal negozio come un novello Adone depilato, lasciando dietro di sé una scia di colonia e subordinate, mentre Tonio chiudeva bottega con un cartello: "Chiuso per esaurimento linguistico. Riapriremo quando avremo imparato il linguaggio dei gesti."
Fine
(O inizio di una nuova era per i barbieri di Verbosità sul Silenzio)
Note dall'autore
E così, cari resistenti, abbiamo assistito all'ennesima vittima della logorrea baldassarresca. Il povero Tonio sopravviverà? Riaprirà mai la sua bottega? E soprattutto: Sesquipedale noterà davvero la metamorfosi follicolare del suo padrone?
Queste sono domande che lascio volentieri sospese nell'aria, come i peli strappati nell'epilazione dell'anima.
Perché nella Resistenza dell'Immaginazione, anche una ceretta al naso può diventare un atto di purificazione cosmica. E se questo non è surreale terapeutico, non so cosa lo sia.
Alla prossima avventura verbosa!
Leggi ancora:
Estratto dal racconto premiato "Il soliloquio stellare di Messer Baldassarre Logorroico"
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